L’inflazione delle penne partenopee: un fenomeno e una minaccia
Un nuovo fenomeno si sta lentamente ma inesorabilmente verificando nel panorama letterario all’ombra del Vesuvio. Una vera invasione di scrittori, poeti, scribacchini, pennaioli e imbrattacarte rischia di soffocare la cultura e di confondere gli storici della letteratura, notoriamente sprovveduti, invece di offrire loro pochi e ben selezionati autori, magari non troppo prolifici, poiché leggere è pure un fastidio per chi lo fa di professione.
Ma ancor più grave conseguenza di questo fenomeno è la minaccia di distruzione della letteratura “per esplosione da supersaturazione”.
Questo almeno a sentire Giovanna Mozzillo, pregevole scrittrice giornalista, napoletana (toh!), che sembra sostenere questa tesi in un suo articolo sul Corriere del Mezzogiorno dell’11 febbraio scorso.
Le reazioni a questo articolo si sono susseguite sui social network, tra i blogger e sui giornali, rapide e diffuse come le onde sull’acqua di uno stagno dopo la fatidica pietra. Dopo aver letto l’articolo ho seguito anche queste reazioni e mi sono convinto che la Mozzillo abbia cercato la provocazione. Ce l’ha anche fatta perché tutti parlano tanto dell’articolo quanto della signora, della cui esistenza pativo finora una colpevole ignoranza. Le provocazioni riescono spesso quando le si lancia in un humus fervido e suscettibile come quello degli scrittori.
Ci sarebbe un’altra spiegazione per offrire una chiave di lettura laterale della tesi della Mozzillo. Mi sono chiesto se non volesse solo sottolineare il rischio che, nella nuova e per fortuna abbondante produzione letteraria napoletana, si concretizzasse quella stessa inflazione che ha spinto Salvatore Palomba a “nascondere” la città dietro al nome di Carmela, diventato poi il classico di Sergio Bruni.
Bella idea (è mia!) ma, se anche fosse la verità, immagino che il rischio varrebbe il beneficio.
Gli scrittori, quelli veri, quelli che hanno qualcosa da dire, da ovunque provengano, non possono mai essere considerati “troppi”.
Se nessuna delle mie idee dovesse giustificare la tesi proposta, mi resta da pensare solo che di “enfiato” non ci sia che l’ego di qualcuno che scrive cose senza senso e non richieste, sentendosi in diritto di dire la sua sempre e comunque… qualcuno cui dovrebbe dirsi, con Eco, “ma gavte la nata!” per ricondurlo a “scarna immagine ed esangue fantasma della prisca maestà”.
Qualcuno come me adesso, per esempio.