Pessoa, Pereira, Mastroianni e la straordinaria eredità di Tabucchi
Che tu abbia letto prima il libro o abbia visto prima il film, il viso che ti tornerà in mente sempre quando sentirai “Pereira” sarà quello dell’ultimo gigantesco Marcello Mastroianni nella riuscita trasposizione cinematografica di Sostiene Pereira.
In quel personaggio, quel giornalista trascurato e mediocre che vede la luce e il significato della libertà in una commovente, straordinaria e pur credibile metamorfosi, si concentra il significato di cui Tabucchi ha permeato questo e gran parte degli altri suoi scritti precedenti o successivi.
Qualcosa che ha a che fare col senso del dovere di un comunicatore, scrittore, giornalista, ma che è anche del tutto indipendente dalla sua volontà. Un obbligo morale ma anche chimico, del tutto ineluttabile ma che non sminuisce il coraggio necessario a dire la verità, a prendere una chiara posizione anche quando è scomoda, anche quando è contro i poteri forti.
Ed è così che ha interpretato il suo ruolo di scrittore, giornalista e appassionato di politica: senza mai lasciare intendere le cose, esponendosi di persona per sostenere con forza straordinaria le sue convinzioni.
Lo studio dell’opera di Fernando Pessoa, poeta e scrittore portoghese cui Tabucchi ha dedicato molta parte del suo lavoro, ha probabilmente contribuito a dare a questa forza una veste raffinata, elegante, forse anche inaspettatamente serena, senza attenuarne minimamente l’intensità.
Pessoa era l’autore dai tanti eteronimi, nomi fittizi che quella personalità complessa e geniale usava per caratterizzare le molteplici forme del suo essere scrittore. Tabucchi, pur affascinato da questa figura enigmatica, sembrava invece preferire, con innocenza sorprendente, la schiettezza e la trasparenza che, in particolare come giornalista impegnato, in molte occasioni gli sono costate care.
Se ne va troppo presto un autore che ha infuso in Pereira quello stesso valore che sempre ha speso nel suo lavoro, lasciandoci in eredità la speranza che qualcuno dei tantissimi Pereira addormentati ancora in attività possano assorbire dal personaggio, e ancor più dal suo autore, quel misterioso composto chimico-spirituale che trasforma uno che scrive in un giornalista.